20 maggio 2019

Tre paper rilasciati da Vanguard fugano le idee sbagliate più comuni sugli Etf

Le relazioni si basano sul sondaggio annuale condotto dal colosso americano, che ha coinvolto oltre 400 Etf buyer, e su interviste approfondite con figure di rilievo di società di gestione patrimoniale europee: focus sui costi e sulle finalità d’impiego dello strumento

L’edizione 2019 del Vanguard ETF Buyer Survey, un’indagine condotta da Vanguard che ha coinvolto 400 investitori professionali europei che utilizzano Etf nei loro portafogli, indaga su alcuni miti da sfatare relativi ai fattori che guidano le scelte di investimento nell’ambito degli Etf.

Mito 1
Gli investitori evitano i portafogli azionari globali, utilizzando gli Etf azionari solo per investire su mercati locali o regionali.
Realtà 1
Gli investitori professionali europei utilizzano gli Etf globali con l’obiettivo di diversificare il più possibile, dal punto di vista geografico, i propri portafogli, dando comunque importanza all’utilizzo degli Etf finalizzato ad avere specifiche esposizioni per raggiungere determinati obiettivi.
Evidenze 1
a) In Italia, l’80% degli investitori professionali interpellati dichiara di investire su Etf globali. Più bassa la percentuale in Germania (59%), Regno Unito (51%) e Svizzera (41%).
b) Resta comunque forte la domanda di Etf per investire su determinate aree di mercato, come Europa, Asia e America Latina. In Italia l’80% degli investitori professionali dichiara di utilizzare gli Etf per investire sui mercati emergenti, mentre il 61% li utilizza per avere esposizioni sul mercato americano.
c) Al fine di avere un’esposizione puntuale, in Italia e nel Regno Unito si utilizzano maggiormente gli Etf settoriali (65%), mentre in Germania e Svizzera gli Etf single e multi factor (42% e 47%, rispettivamente).

Mito 2
Nel decidere di investire sugli Etf, si guarda solo al costo (Total expense ratio).
Realtà 2
Il prezzo è una variabile importante nella scelta degli Etf, ma anche la liquidità e la capacità di replicare gli indici (Tracking error) sono fattori chiave.
Evidenze 2
a) Il Total expense ratio è il principale fattore che determina la scelta di un Etf per il 18% degli investitori interpellati. Segue il fattore liquidità (17%) e il Tracking error (15%).
b) A livello regionale, tuttavia, esistono diverse priorità. Gli investitori italiani e svizzeri sono più sensibili, per esempio, al benchmark utilizzato dall’Etf (27% e 21%, rispettivamente), nonostante il 61% del campione ritenga che il benchmark non abbia alcun impatto sulla scelta degli Etf. In Germania si fa molta attenzione al costo (38%), mentre nel Regno Unito alla media degli spread denaro/lettera (21%).
c) La liquidità è, inoltre, il fattore più importante in Italia, quando gli investitori decidono di
cambiare provider.