13 luglio 2020

Ossiam, i tre motivi per continuare a credere nell’ESG

Clarisse Simonek, head of Responsible Investment and Sustainability di Ossiam, evidenzia come la crisi legata al Covid 19 abbia accelerato la crescita degli investimenti sostenibili e responsabili

La tendenza a favore degli investimenti responsabili, o ESG, è in crescita ormai da alcuni anni, sostenuta dall'aumento di evidenze accademiche che testimoniano come le questioni ambientali, sociali e di governance possano rappresentare sia rischi finanziari sia opportunità per le società.
La crisi legata al Covid 19 ha accelerato questa tendenza, essenzialmente per tre motivi.

In primo luogo, la crisi ha avuto un impatto sociale significativo in tutto il mondo, facendo di conseguenza aumentare l’attenzione sul tema.
In secondo luogo, gli investimenti ESG sono associati a una maggiore qualità e a una minore volatilità, caratteristiche generalmente preziose in fasi dominate dall’incertezza.
In terzo luogo, i fondi ESG hanno registrato buone performance nelle prime settimane e nei primi mesi della crisi (trend questo già verificatosi anche nel 2008) e, come dice l’economista, professor Robert Shiller, “la narrativa del mercato è virale”.

Il filone ESG ha, dunque, dato prova di solidità durante gli ultimi mesi. Il cambiamento climatico, la biodiversità, le disparità di reddito, se non affrontati, saranno temi in grado di generare un impatto sempre maggiore sui ritorni delle società e sulla vita delle persone. Tutto ciò porterà i risparmiatori a prestare maggiore attenzione al filone ESG, sia per ragioni finanziarie sia per il loro impatto nel mondo reale. Anche se non possiamo prevedere il futuro, l'integrazione dell'ESG nella pratica degli investimenti è ora una modalità importante di gestione del rischio per gli investitori con una prospettiva d’investimento di lungo periodo, anche quando le cose possono sembrare tornare alla "normalità".

È anche utile sottolineare quanto l'ESG sia ormai un tema “pervasivo” e chi investe in questo filone tenda a essere più impegnato ad adottare un orizzonte d’investimento a più lungo termine, e a mostrare reazioni meno impulsive alle performance di breve. Questo, in teoria, consente al top management societario e ai gestori di portafoglio di concentrarsi sugli elementi più importanti per la propria strategia di business.

Dal punto di vista settoriale, i fondi (tra cui gli Etf, ndr.) che hanno una maggiore esposizione ai titoli farmaceutici e tecnologici, e una allocazione contenuta nei confronti di compagnie aeree e petrolifere, caratteristiche queste comuni a più di un fondo caratterizzato da un focus ESG, hanno registrato una vera e propria spinta alla performance grazie alle distorsioni sui settori. Alcuni fondi ESG hanno, infatti, sovraperformato i loro omologhi tradizionali con la medesima esposizione settoriale grazie proprio al filtro di qualità aggiuntivo ESG. Questo è, ad esempio, vero per la nostra strategia azionaria ESG ispirata alla teoria di valutazione settoriale del professor Shiller, dove le esposizioni settoriali sono le medesime, ma la sovraperformance è riconducibile, di fatto, alla selezione specifica dei titoli all'interno dei settori (es. l’Ossiam Esg Low Carbon Shiller Barclays Cape Us Sector Ucits Etf, quotato anche in Borsa Italiana; ndr.).
(Articolo a cura di Clarisse Simonek, head of Responsible Investment and Sustainability di Ossiam)