08 novembre 2023

LGIM, la forza dei brand a servizio degli investitori grazie a un nuovo Etf su Borsa Italiana

Un brand può essere un valore intangibile fondamentale per le performance finanziarie della società che lo possiede: LGIM illustra come, grazie al supporto di Brand Finance, riesca a identificare quelli più forti e solidi in cui investire tramite il veicolo Etf

Lo scorso 27 settembre, Legal & General Investment Management (LGIM) ha lanciato, anche su Borsa Italiana, il nuovo L&G Global Brands Ucits Etf (Bbg code: LABL IM), il primo Etf a offrire agli investitori la possibilità di esporsi verso un paniere diversificato di imprese proprietarie dei maggiori brand mondiali. Per “brand” s’intendono quei marchi commerciali e proprietà intellettuali che distinguono i beni e i servizi offerti da una determinata società da quelli di un’altra, ma non si deve pensare che la loro funzione sia solamente quella di mero elemento distintivo; infatti, rappresentano anche un fattore chiave per stabilire concretamente la notorietà, la reputazione e l’appeal di mercato di ciò che un’azienda offre sul mercato. Non c’è da stupirsi, quindi, che un brand solido offra un significativo valore aggiunto anche in termini di ricavi e performance finanziaria, come dimostrato dal fatto che, tra il 2016 e il 2022, le società che li possiedono possono vantare un rendimento per gli azionisti superiore del 23%, un RoE superiore del 19% e un margine operativo superiore del 18% rispetto alla media delle imprese a mega capitalizzazione che compongono l’indice Msci World. Ciò attesta come un brand sia uno strumento che può dare la possibilità alla sua società di aumentare il volume di vendite, di vendere i propri prodotti a un prezzo più elevato, o di fare entrambe le cose, come sintetizzato nel grafico sottostante.



Ma cosa significa un brand solido e, quindi, idoneo per entrare a fare parte del nostro Etf? Per rispondere a questo interrogativo, LGIM si è affidata all’expertise di Brand Finance, leader globale nella valutazione indipendente dei brand, che ogni anno elabora la sua Global 100 list, nella quale sono elencati i 100 marchi di maggior valore al mondo. Per effettuare la valutazione di idoneità si ricorre a un metodo chiamato Royalty Relief, il quale viene utilizzato per determinare il “fair value” di un qualunque asset immateriale e quindi, in questo caso, di un brand. Questo è possibile perché l’algoritmo alla base dello strumento ricava e mette a sistema tre parametri oggettivi:
- l’indice di solidità del brand (o BSI), il quale assegna un punteggio a un marchio attraverso la valutazione di caratteristiche come la connessione emozionale, la performance finanziaria, la sostenibilità ambientale e altri ancora e più è alto il punteggio e più solido è il marchio;
- l’impatto, ovvero l’applicazione del BSI a un determinato settore, per calcolare in che modo il brand influisce sul valore della società cui appartiene attraverso una stima della quota di royalty;
- la stima dei ricavi futuri: applicando la quota di royalty agli utili futuri, si può calcolare lo share della performance attribuibile al solo marchio. Questa percentuale di ricavi viene poi attualizzata al valore netto corrente (al netto delle imposte) per ottenere il valore odierno del reddito futuro, ovvero il fair value del brand.
Questo procedimento, riassunto nel grafico sottostante, si poggia interamente sull’immenso database che Brand Finance ha sviluppato e integra ricerche di mercato, indicatori e dati finanziari con sondaggi e interviste condotti ad hoc.



Una volta identificati i brand più forti e solidi, vengono loro applicati ulteriori filtri ESG e di liquidità, stabiliti da LGIM, prima di essere inclusi nell’Etf. I primi eliminano le imprese che violano l’UNGC o che operano in settori come gli armamenti, il tabacco, l’oil & gas, il carbone e le scommesse/intrattenimento per adulti, mentre i secondi portano all’esclusione delle società con capitalizzazione inferiore ai 200 milioni di dollari e con un volume giornaliero di trade medio inferiore a 1 milione di dollari in un arco temporale di tre mesi. Inoltre, l’Etf è sottoposto a un meccanismo per cui la percentuale di azioni di una determinata impresa non può mai superare il 5% del totale.

“Come persone, siamo in grado di capire istintivamente quanto i brand facciano parte delle nostre vite”, afferma Giancarlo Sandrin, Head of Wholesale Distribution per il Sud Europa di LGIM, “basta pensare agli smartphone che abbiamo in tasca o alle automobili che guidiamo, e quanto sia elevato il loro valore commerciale. Ma noi, che siamo anche investitori, possiamo fare un passo in più e andare a tradurre questa intuizione in un’analisi quantitativa e qualitativa su come i brand stessi agiscono sulle dinamiche di mercato e sul valore che possono creare per chi li possiede. La nostra speranza è che, attraverso questo Etf, le persone possano veramente esporsi finanziariamente a questi brand, che ormai sono parte della nostra vita quotidiana e che hanno storicamente dato prova di generare guadagni resilienti, attraverso un portafoglio diversificato di titoli dalla qualità più alta disponibile sul mercato”.