28 marzo 2024
In occasione dei primi cinque anni di attività in Italia, Vanguard illustra i risultati di un sondaggio sulla consulenza finanziaria europea
L’indagine ha interessato oltre mille consulenti finanziari nel Regno Unito, Germania e Italia e si è focalizzata sull’offerta di servizi dei consulenti e sul costo totale degli investimenti
È stata una crescita molto importante quella di Vanguard in Italia, in questi primi cinque anni di attività, sia in termini di masse, che hanno superato i 10 miliardi di euro (depositati presso Monte Titoli), sia di professionisti che operano dall’ufficio di Milano, ben undici a oggi. Così esordisce Simone Rosti, Responsabile Italia e Sud Europa di Vanguard, durante una conferenza stampa in cui ha illustrato i risultati di un sondaggio tra oltre mille consulenti finanziari nel Regno Unito, Germania e Italia, condotto alla fine del 2022. L’impegno di Vanguard verso la clientela retail, infatti, è altissimo, e nasce con la fondazione della società stessa negli Stati Uniti, nel 1975. La sua peculiare struttura proprietaria mutualistica, secondo la quale la società è detenuta dai propri investitori, infatti, fa sì che gli interessi degli investitori vengano sempre posti in primo piano. “Ogni euro risparmiato è un euro di performance in più”, evidenzia Rosti, per questo i fondi indicizzati, gli Etf e i fondi attivi gestiti da Vanguard hanno dei costi molto contenuti, tra i più bassi del mercato, e pertanto quando il raggiungimento di masse in gestione lo permette, il Ter del relativo prodotto è tendenzialmente ridotto. Vista la grande dedizione nei confronti degli investitori finali, non stupisce il forte impegno che Vanguard pone verso il mondo della consulenza finanziaria, che si tratti di società, studi o singoli individui: da qui è nato il sondaggio in oggetto, di cui riportiamo alcuni punti salienti.
Offerta di servizi dei consulenti
Risultato 1: prevalenza della consulenza basata sulle commissioni in Europa. L'impatto della Retail Distribution Review (Rdr) nel Regno Unito è chiaramente visibile sul mercato. La nostra survey rileva che oggi la struttura predominante nel Regno Unito è quella fee based, un modello applicato dal 60% dei consulenti britannici intervistati. I consulenti finanziari tedeschi e quelli italiani attualmente si affidano maggiormente a un modello commission based (rispettivamente, il 47% e il 43%) o a un modello misto, mentre solo l'11/15% dei consulenti intervistati applica un modello fee based.
Risultato 2: la consulenza indipendente offre una migliore asset allocation. I consulenti britannici intervistati hanno stimato di allocare il 70% degli AuM dei clienti in fondi comuni ed Etf, rispetto al 55% in Italia e al 53% in Germania. Per contro, i consulenti italiani stimano che una percentuale molto più elevata di AuM dei clienti sia allocata in prodotti assicurativi (21%, rispetto al 14% in Germania e al 5% nel Regno Unito).
Risultato 3: la consulenza a pagamento offre una proposta di valore più completa. Tutti i consulenti in Germania, Italia e Regno Unito hanno indicato la consulenza sugli investimenti come il proprio ruolo principale nel servire i clienti. I dati della nostra indagine mostrano, però, che i consulenti del Regno Unito sono molto più concentrati sulla consulenza previdenziale (con il 75% che la descrive come una funzione di consulenza chiave) rispetto ai consulenti in Germania e in Italia (rispettivamente con il 15% e il 17%).
Risultato 4: i consulenti in Germania e in Italia potrebbero adattarsi a un modello fee based. La nostra survey ha chiesto ai consulenti finanziari in Italia e Germania: "Con quale probabilità lascerebbe il settore della consulenza finanziaria se si passasse a un modello fee based?”. Complessivamente, meno del 10% dei consulenti in Germania e in Italia ha dichiarato che nel caso potrebbe abbandonare il mercato.
Costo totale degli investimenti
Risultato 5: Il costo totale dell'investimento varia notevolmente da un Paese all'altro. Su una base media ponderata (per il cliente), la Germania è un mercato con costi significativamente più elevati rispetto all'Italia e al Regno Unito. L'andamento dei costi mediani ponderati è diverso: l'Italia ha la mediana più alta (185 bps), seguita da Germania (175) e Regno Unito (140). In tutti e tre i mercati analizzati, i principali blocchi di costi riguardano le spese correnti (principalmente le commissioni di gestione dei fondi e le commissioni di vendita) e i costi di negoziazione/transazione, compresi gli spread.
Risultato 6: la consulenza fee based offre un costo totale degli investimenti nettamente inferiore. Abbiamo esaminato il costo totale degli investimenti per i tre tipi di modelli di consulenza: commission based, fee based e ibrido. Con campioni di oltre 350 consulenti per ciascun gruppo nei tre Paesi, è stato dimostrato in modo statisticamente solido che il costo totale degli investimenti è nettamente inferiore con il modello fee based. Nel complesso, il divario è notevole: il totale medio degli investimenti con un modello commission based è di 225 bps all'anno, quasi il 50% in più rispetto al modello fee based.
Risultato 7: Trasparenza dei costi. A un campione di 3.000 investitori (1.000 per ogni Paese) è stato chiesto di stimare il costo totale che pagano per gli investimenti. La percezione dei costi totali pagata da un investitore britannico è di 178 bps, mentre per un investitore tedesco è di 161 bps e di un italiano di 160 bps. Calcolando, però, i costi effettivi totali medi degli investimenti, si scopre che questi sono più bassi di 14 bps per un investitore britannico, mentre più alti di 74 bps per un investitore tedesco e di 31 bps per un investitore italiano.
Sono molte le riflessioni che sorgono da questi risultati, e che devono coinvolgere tanto le case prodotto, i distributori e i consulenti, quanto la politica, per migliorare i risultati per gli investitori finali, su tutte una maggiore educazione finanziaria e attenzione alle informazioni che si possono trarre dai vari documenti a corredo dei prodotti e delle offerte d’investimento.