23 luglio 2024

Digital asset e blockchain: le opportunità per il settore finanziario italiano

Boerse Stuttgart Digital, in collaborazione con l’Osservatorio Blockchain &Web3 del Politecnico di Milano, ha presentato i risultati della ricerca che offre un’analisi della domanda dei consumatori e dell’offerta delle banche in Italia per le valute digitali

Il mondo dei digital asset e delle criptovalute sta vivendo una fase di forte evoluzione e crescita che si sta già ripercuotendo sul settore bancario e finanziario italiano. Una sfida che questi attori devono saper cogliere, per tenere il passo di un cambiamento guidato in primis dalle scelte dei consumatori. L’Unione Europea si è distinta tra i grandi blocchi continentali, approvando importanti iniziative, come la MiCAR  (Market in Crypto Asset regulation) e il DLT Pilot Regime (un’iniziativa per testare le tecnologie Distributed Ledger nei mercati finanziari europei). Nei prossimi mesi vi saranno nuovi e importanti sviluppi: per le istituzioni finanziarie che sapranno giocare d’anticipo si profilano opportunità rilevanti.
Per indagare questo trend dagli effetti dirompenti, Boerse Stuttgart Digital (Borsa di Stoccarda Digital), leader in Europa nelle infrastrutture per criptovalute e asset digitali e parte del Boerse Stuttgart Group (Gruppo Borsa di Stoccarda), in collaborazione con l’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano, ha realizzato il report “La diffusione dei Crypto-Asset e della Blockchain nel settore finanziario: analisi della domanda dei Consumatori e dell’offerta delle Banche in Italia”. Nello specifico, sono state condotte due survey online dall’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano. La prima, in collaborazione con BVA Doxa, è stata somministrata a inizio dicembre 2023 a un campione rappresentativo della popolazione Internet italiana tra i 18 e i 75 anni, al fine di analizzare l’adozione delle criptovalute e dei token. La seconda, realizzata con la collaborazione di ABI Lab, ha coinvolto 28 istituti bancari italiani e ha mirato a esplorare l’interesse e l’adozione delle tecnologie blockchain e dei crypto asset nel settore bancario e dei servizi finanziari.

La domanda di crypto asset in Italia
Dalla ricerca emerge un interesse tangibile da una parte considerevole degli italiani verso i crypto asset, espressione che ricomprende sia le criptovalute (come Bitcoin ed Ether) sia i token, che rappresentano diritti, utilità o asset del mondo reale, come gli NFT. Già oggi, infatti, l'11% della popolazione italiana possiede crypto asset, mentre il 10% ne ha posseduti in passato. Complessivamente, quindi, il 21% degli italiani, pari a circa 7 milioni di persone, si è avvicinata a questi strumenti. Un ulteriore 21% è intenzionata ad acquistarli in futuro, portando il totale degli italiani interessati a 14 milioni. Un numero che, nei prossimi anni, potrebbe aumentare ulteriormente, sulla spinta di una maggiore consapevolezza e un quadro regolamentare più chiaro e definito
 Un ulteriore aspetto rilevante è dato dal fatto che l'interesse maggiore (78%) verso gli investimenti in criptovalute proviene da coloro che hanno redditi più elevati (dai 60.000 euro in su). Non solo dai giovani più propensi all'innovazione, quindi.
Attualmente l'acquisto di cripto asset avviene in primo luogo tramite Exchange online (32%), che vanno dai grandi operatori specializzati internazionali alle startup emergenti. Di recente, però, anche soggetti finanziari tradizionali hanno avviato l'offerta di servizi associati a criptovalute e token, riscontrando un interesse inferiore da parte degli utenti già attivi. Una prospettiva che si inverte se si passa alle preferenze dei potenziali acquirenti di crypto asset, che prediligono app bancarie (25%) e servizi di trading (19%) per i loro acquisti, suggerendo un potenziale mercato e opportunità di espansione in questo settore per le istituzioni finanziarie tradizionali, che possono contare sulla fiducia dei propri clienti e una base già consolidata. Un'opportunità sostenuta anche dai dati riguardanti le modalità di custodia dei crypto asset: oggi l'uso di wallet non custodial è ancora limitato, in quanto la maggior parte degli investitori detiene i propri crypto asset all'interno degli exchange o dei servizi finanziari utilizzati per l'acquisto, esponendosi a rischi legati alla sicurezza dei fondi, non godendo del pieno controllo sui fondi depositati, poiché accesso e gestione possono essere soggetti alle politiche dell'exchange stesso. Inoltre, alcuni di questi operano al di fuori delle regolamentazioni europee, molto più stringenti e sicure rispetto alla maggior parte delle altre aree.
Nonostante vi sia una maggiore consapevolezza sui rischi legati alla custodia dei fondi, i dati evidenziano l'urgente necessità di soluzioni affidabili e pienamente regolamentate per la gestione delle criptovalute: un ambito nel quale le istituzioni finanziarie tradizionali potrebbero intervenire nel breve periodo, grazie anche all'approvazione della MiCAR.
I risultati della ricerca sembrano indicare che una parte degli intervistati potrebbe entrare nel mercato delle criptovalute se fosse disponibile un servizio offerto dalla propria banca di fiducia, che agisca anche come custode dei crypto asset per conto degli investitori.

Un tema da affrontare riguarda senza dubbio il livello di conoscenza dei crypto asset nel nostro Paese. Nonostante circa un terzo degli intervistati dichiari di possedere una conoscenza abbastanza o molto approfondita dei crypto asset, solo il 13% è in grado di rispondere correttamente alla maggior parte delle domande per valutare la reale competenza su questi temi.
Luciano Serra, Country Manager Italia di Boerse Stuttgart Digital, ha dichiarato: "In Italia i crypto asset presentano un importante potenziale di crescita. La MiCAR faciliterà l'ingresso delle istituzioni finanziarie tradizionali in questo settore, soprattutto di quelle già in linea con gli standard di sicurezza richiesti dalle recenti normative europee, dando loro la possibilità d’intercettare la domanda latente, grazie alle relazioni già instaurate con la propria clientela. Ci troviamo all'inizio di una nuova fase che favorirà l'espansione dell'offerta delle banche e la convergenza tra finanza tradizionale e digitale in tutti i principali servizi nei crypto asset".

Valeria Portale, Direttore dell'Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano, ha aggiunto: "In Italia, il bacino di utenti potenziali è vasto: si tratta di circa 14 milioni di persone che possiedono o hanno posseduto crypto asset in passato. Tra questi, troviamo molti giovani attratti da questi strumenti, ma anche individui con capitali significativi. Non dobbiamo commettere l'errore di considerarlo un mercato di nicchia, poiché con lo sviluppo della regolamentazione anche gli attori della finanza tradizionale inizieranno a sviluppare servizi, come stiamo già osservando. Tuttavia, è fondamentale lavorare anche sull'educazione degli utenti riguardo a questi strumenti, che sono molto diversi dai prodotti finanziari tradizionali e potenzialmente molto rischiosi. È necessario uno sforzo per educare i consumatori sui potenziali rischi associati, affinché possano agire con consapevolezza".

L'offerta degli istituti bancari tradizionali
Le banche e le istituzioni finanziarie tradizionali giocano un ruolo fondamentale per favorire un'adozione di massa dei crypto asset. A livello mondiale, 63 delle 100 principali banche hanno avviato progetti nell'ambito dell'Internet of Value, al fine di trasferire valore mediante l'utilizzo della tecnologia blockchain, tra cui vi rientrano le Central Bank Digital Currency (CBDC), le criptovalute e le stablecoin.
Dall'indagine risulta però che l'offerta di servizi legati alle criptovalute da parte degli istituti di credito sia ancora in una fase precoce ed immatura, nonostante segnali incoraggianti da parte di alcuni attori. L'attenzione delle banche si concentra sui servizi destinati ai consumatori finali (es. compravendita di criptovalute, servizi di pagamento basati su asset digitali), ad oggi però nessun istituto fornisce servizi di custodia per crypto asset, elemento che suggerisce l'emergere di un mercato, nel nostro Paese, per i servizi di custodia per gli attori della finanza tradizionale.

Dal report emerge che la tokenizzazione rappresenta il campo di maggiore interesse e attività progettuale, relativamente alla tecnologia blockchain, per le banche italiane, seguita dalla riconciliazione bancaria (si pensi al progetto Spunta promosso dall'ABI). Mentre i progetti legati a Delivery versus Payment (DvP) e Receive versus Payment (RvP) sono ancora in ritardo.
Passando alle motivazioni che spingono gli istituti di credito italiani ad adottare queste tecnologie, l'interesse è principalmente guidato dalle opportunità offerte dalla blockchain, soprattutto nei progetti di tokenizzazione, che spesso mirano a migliorare l'efficienza ed aumentare l'accesso alla liquidità nei mercati finanziari. Il principale ostacolo alla realizzazione di questi progetti è dato dalla mancanza di una normativa chiara, seguita dalla limitata domanda da parte dei consumatori finali. Su quest'ultimo punto, un elemento di cambiamento è rappresentato dalla recente approvazione degli Etf spot su Bitcoin da parte della SEC, che può avere un grande impatto, stimolando un aumento dell'interesse e, di conseguenza, della domanda.
La mancanza di familiarità con la blockchain ed i crypto asset rappresenta una sfida anche per la maggior parte delle banche italiane, che segnalano un livello di conoscenza medio/basso tra i propri dipendenti. Per sopperire a questa carenza, gli istituti di credito stanno cercando attivamente partner esterni, a partire da aziende tech e startup, in grado di fornire competenze tecniche e consulenza su questi settori emergenti.

Guardando al futuro: le opportunità nel settore dei crypto asset
Nonostante le molte sfide davanti e i rischi delineati, dalla ricerca emergono segnali di crescita dell'adozione dei crypto asset in Italia, che appare trainata dai consumatori, mentre il settore finanziario tradizionale fatica a tenere il passo. Diverse banche si mostrano interessate a questo mercato, ma adottano un approccio prudente che, seppur giustificato dall'assenza fino a ora di una regolamentazione, potrebbe rivelarsi controproducente, nel caso in cui non colgano appieno la domanda emergente dei consumatori italiani. In questo contesto, gli attori nativi del mondo Web3 sembrano meglio posizionati per soddisfare tali esigenze.

Le istituzioni finanziarie dovrebbero quindi adottare un approccio proattivo, vista la portata dei cambiamenti in corso. Un punto cruciale riguarda i canali di acquisto dei consumatori e le modalità di custodia dei crypto asset, in cui per le banche tradizionali si aprono importanti spazi per soddisfare la domanda latente dei consumatori, attuali e futuri, svolgendo il ruolo di intermediario di fiducia, facilitandone l'accesso, offrendo servizi di custodia sicuri e affidabili e fornendo consulenza autorevole sui rischi e le opportunità associate a questa asset class. Ciò potrebbe non solo aumentare la fiducia degli utenti nel settore crypto, ma anche aprire nuove fonti di ricavo.

"Oggi l'Unione Europea è il più grande mercato regolamentato al mondo per gli asset digitali, con un quadro normativo chiaro ed uniforme, in cui gli operatori tradizionali possono lanciare prodotti e servizi su queste nuove asset class", ha concluso Serra. "Le banche potrebbero così raggiungere nuovi clienti e aumentare i ricavi, tanto più che la nuova fase che si sta aprendo vedrà la maggior parte degli investimenti provenire dai clienti bancari tradizionali che, se non troveranno un'offerta adeguata, si rivolgeranno alla concorrenza. I grandi player americani sono già attivi in questo campo da anni, è il momento che anche le banche italiane entrino in questo settore".