09 settembre 2024

HANetf: il deludente bilancio della Germania per la difesa segna la fine del tema della difesa?

Dato che gli aumenti del bilancio della difesa della Germania sono stati inferiori a quelli promessi, questo significa che il tema della difesa è chiuso? Come possiamo comprendere la nuova tendenza strutturale dell'economia globale che sta vedendo nuovi livelli di competizione tra grandi potenze?

Gli aumenti del bilancio della difesa della Germania sono stati inferiori a quelli promessi, nonostante i precedenti e coraggiosi proclami del Cancelliere Sholtz. Allo stesso tempo, sempre la Germania, sta addirittura congelando i nuovi aiuti militari all'Ucraina.
Questo significa che il tema della difesa è chiuso? Improbabile.
Se da un lato la Germania sta incautamente riducendo i piani di spesa, dall'altro i più ampi benefici del tema sono ancora intatti. Molti analisti geopolitici parlano di un mondo che sta entrando in un periodo di nuova competizione tra grandi potenze e di instabilità. Per questo, i bilanci della difesa sono ancora in crescita.

Un modo per comprendere questa nuova tendenza strutturale dell'economia globale è considerare l'ascesa della Cina nel contesto di una posizione dominante degli Stati Uniti. Secondo lo scienziato politico di Harvard Graham Allision, esiste una tendenza all'interno della geopolitica chiamata “trappola di Tucidide”. Si riferisce alla situazione precaria in cui una potenza in ascesa minaccia di soppiantarne una consolidata. Storicamente, questo ha spesso portato a guerre o a periodi di intensa rivalità, con relative spese militari.
Di conseguenza, la spesa militare globale continua a raggiungere livelli record, come mostrano gli ultimi dati dell'Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI) nel grafico sottostante.

Spesa militare mondiale, per regione, dal 1988  al 2023


Fonte: SIPRI, 2024.

In un mondo del genere, possiamo aspettarci che gli Stati spendano di più per la difesa non solo a causa di una minaccia immediata, ma anche per la percezione di minacce future.
Gli Stati della regione Asia/Pacifico, compresi i cinque alleati di Washington, Giappone, Corea del Sud, Australia, Filippine e Tailandia, stanno incrementando i loro bilanci per la difesa.
Nel frattempo, sebbene gli Stati Uniti rimangano il Paese che spende di più in campo militare, crescono le preoccupazioni per la loro forza relativa rispetto alla Cina. Come osservano alcune analisi, una corretta contabilizzazione della spesa per la difesa della Cina mostra che essa non è molto lontana dagli Stati Uniti.

Questi cambiamenti strutturali nel contesto geopolitico dovrebbero creare uno slancio duraturo per diversi temi legati alla sicurezza nazionale. Infatti, come ha recentemente dimostrato una ricerca condotta da Vertical Research Partners per il Financial Times, si prevede che i 15 maggiori appaltatori della difesa del mondo avranno un flusso di cassa libero di 52 miliardi di dollari entro il 2026, raddoppiando il loro flusso di cassa combinato alla fine del 2021.

Preoccupazione industriale in un mondo di instabilità geopolitica
La tendenza strutturale verso una maggiore instabilità geopolitica sta creando anche un altro tema: la “grande reindustrializzazione”. Una lezione fondamentale del XX secolo è stata che gli Stati con una base industriale ampia e avanzata trionfano nelle competizioni geopolitiche.

Questa lezione viene riscoperta nei Paesi occidentali. Dopo la Guerra Fredda, questi Paesi avevano assunto una visione ottimistica della loro capacità industriale. Ma, come ha già dimostrato la guerra in Ucraina, questo ha contribuito a creare vincoli produttivi in termini di fornitura di assistenza militare adeguata alla sola Ucraina, per non parlare della capacità produttiva in un mondo futuro e meno stabile. Pertanto, non è sufficiente che i membri della NATO spendano di più per la difesa.

I governi della NATO devono anche lavorare per rilanciare la loro capacità di produrre di più. Di conseguenza, abbiamo assistito a varie iniziative volte a rilanciare le industrie della difesa dei Paesi della NATO, in particolare in Europa, coordinate dall'UE. Allo stesso tempo, però, questo tentativo di reindustrializzazione avviene nel contesto di un mondo caratterizzato da crescenti tensioni geopolitiche e dal passaggio alla decarbonizzazione.
(Articolo a cura di Tom Bailey, Head of Research di HANetf)