02 ottobre 2024

CFA Italy Radiocor Financial Business Survey, ottobre 2024

Pur se ancora negative, migliorano le aspettative sull’economia domestica degli investitori professionali italiani certificati CFA: il “Sentiment Index” risulta pari a -26,3 punti, +21,7 punti rispetto alla precedente rilevazione

Ancora negative, ma migliorano le aspettative sull’economia domestica degli investitori professionali italiani certificati CFA (Chartered Financial Analyst). Il sondaggio è stato svolto da CFA Society Italy, in collaborazione con Il Sole 24 Ore Radiocor, tra i suoi soci nel periodo 19/30 settembre 2024.

La gran parte degli investitori intervistati (circa il 70%) ritiene stabile l'attuale situazione macroeconomica italiana. Particolarmente solido viene ritenuto il quadro macro statunitense (un parere espresso da circa l'80% dei partecipanti). In termini di aspettative sui prossimi sei mesi, il 10,5% gli intervistati prevede un miglioramento delle condizioni macroeconomiche (+2,5 punti rispetto al mese scorso), il 52,6% stima condizioni stabili (+16,6 punti rispetto all'ultimo sondaggio) mentre il 36,8% prevede un peggioramento (-19,2 punti rispetto al mese scorso).
Pur rimanendo negativo, risale nuovamente l'indicatore di sintesi: la differenza tra coloro che risultano ottimisti sulle prospettive dell’economia italiana rispetto ai pessimisti è pari a -26,3 punti (vedi grafico sottostante), il valore che rappresenta il “CFA Society Italy - Radiocor Sentiment Index” per il mese di ottobre 2024 (+21,7 punti rispetto ad inizio settembre).


Migliorano di pari passo anche le aspettative sul prossimo semestre per l'Eurozona, mentre per gli Usa si ipotizza un progressivo peggioramento dagli attuali livelli.
Il trend dell'inflazione è visto in generale calo nei prossimi sei mesi in entrambe le principali aree economiche, mentre si amplia il consenso sulla discesa dei tassi a breve termine (sostanzialmente una view di consenso, in linea con l'allentamento delle politiche monetarie annunciate da Fed e Bce). Più incerta, invece, l'attesa sull'andamento dei tassi a lungo termine, con una percentuale tra il 40% e il 60% circa (a seconda delle aree geografiche) che si attende tassi invariati sulle scadenze più lunghe delle curve dei rendimenti.
In miglioramento, rispetto ai mesi passati, l'attesa sui principali indici azionari, in ulteriore risalita dall'ultima rilevazione.
Sulle valute, il dollaro è visto mantenersi stabile contro euro, mentre lo yen è atteso proseguire il rafforzamento ora in atto rispetto alla moneta unica. Infine, sul petrolio, ci si attende una discesa dei prezzi, sebbene in misura minore rispetto al mese scorso.

Gabriele Montalbetti, CFA, CIPM, Portfolio Manager presso Consultinvest, ha dichiarato: “In generale la crescita economica mondiale è in una fase di rallentamento ciclico, in cui però le probabilità di una recessione rimangono limitate. Anche i consumi rallentano, ma rimangono a buoni livelli, sostenuti dalla forza del mercato del lavoro. Invece, le aspettative del settore manifatturiero, sia negli Stati Uniti sia in Europa, da molti mesi segnalano una contrazione che finora però è rimasta limitata ad alcuni settori (in particolare l’automobilistico). Il calo del petrolio è un ulteriore fattore che ha contribuito alla discesa dell’inflazione, oggi vicina ai livelli obiettivo delle Banche centrali. Tutto questo ha consentito alla Bce e alla Fed d’iniziare un ciclo di ribasso dei tassi, su cui le aspettative di mercato sembrano essere troppo ottimiste, come già a fine 2023, sia nel numero sia nella tempistica dei tagli”.
“Le recenti decisioni del governo cinese, che ha varato un importante piano di stimoli per rilanciare l’economia, hanno fatto riaccendere l’interesse per un mercato che era stato trascurato dagli investitori internazionali da molti mesi, ma è presto per capire se saranno in grado di risolvere alcuni dei problemi strutturali che affliggono la Cina. Oltre alle considerazioni economiche, lo scenario resta caratterizzato da notevoli elementi d’incertezza geopolitica, in particolare la situazione in Israele. Il rischio più grande è l’estensione del conflitto all’Iran o ad altri grandi Paesi, con conseguenze imprevedibili per la stabilità della zona e i prezzi del petrolio. Le elezioni americane sono anch’esse fonte d’incertezza per quanto riguarda il risultato, ma non tanto per radicali cambiamenti di politica economica, specialmente nel caso di coabitazione tra presidente e parlamento di colore diverso”.