Nel 2025 i mercati continuano a concentrarsi sulla volatilità legata alle tensioni geopolitiche, in particolare quelle che si manifestano attraverso la politica commerciale. Una così forte attenzione non sorprende, considerando l’impatto esteso dei dazi, inclusi quelli attualmente sospesi o solo minacciati, ma rischia di sottovalutare altri fattori che alimentano la volatilità tra settori e asset class. Si rischia inoltre di mettere da parte altre forme di instabilità geopolitica, come la recente escalation tra Israele e Iran.
Uno dei fattori da non sottovalutare è quello della tecnologia. Alcuni scossoni osservati nel primo semestre non avevano nulla a che vedere con il commercio, eppure hanno agitato i mercati e ridisegnato lo scenario globale. Il lancio di DeepSeek a gennaio e il suo rapido sorpasso su ChatGPT in termini di download, ad esempio, hanno evidenziato la velocità con cui si sta accelerando la corsa globale all’IA. L’arrivo di un nuovo attore ha sollevato interrogativi sulla tenuta nel tempo delle Big Tech statunitensi in questo ambito.
Da allora, il rallentamento della crescita per alcuni grandi operatori del cloud e le tensioni pubbliche tra l’amministrazione Trump e Apple riguardo alla produzione all’estero hanno mantenuto il settore tecnologico sotto i riflettori. Anche Google e Meta con ogni probabilità restano sotto l’attenzione dell’amministrazione, per motivi non legati alle politiche commerciali.
Un altro elemento è la rinnovata pressione verso l’alto per quanto riguarda i tassi d’interesse. Questo trend è in parte dovuto alla combinazione tra una Federal Reserve che segnala una neutralità a breve termine e un’aggressiva manovra fiscale che ha riacceso l’attenzione sulla solidità del credito dei Treasury a lunga scadenza.
Le fonti di volatilità quest’anno possono dunque sembrare infinite, ma le strategie azionarie con copertura offrono una possibile soluzione. Le strategie ETF Covered call costituiscono infatti un approccio per affrontare le tempeste, mantenendo l’esposizione a indici azionari come l’S&P 500 o il Nasdaq 100, ma vendendo contemporaneamente opzioni call sull’indice stesso.
Con l’aumentare della volatilità, aumentano anche i premi incassati da queste strategie. Tali premi possono contribuire a ridurre la volatilità complessiva del portafoglio e, se distribuiti, possono anche ridurre la necessità di ricorrere ad altre soluzioni per generare rendimento, come l’allungamento della duration nell’obbligazionario. In questo modo, le strategie Hedged equity potrebbero contribuire a contenere il rischio di tasso in un portafoglio tradizionale 60/40, ed essere utili per gli investitori che desiderano restare esposti al mercato senza subirne completamente le oscillazioni.
(Articolo a cura di Scott Helfstein, Head of Investment Strategy di Global X)