Il percorso dell'economia indiana continua a distinguersi per resilienza, dinamismo e progresso costante. Anche in un contesto di incertezza globale e una breve fase di rallentamento postelezioni, l'economia indiana ha mostrato grande stabilità e capacità di rapida ripresa, grazie a fondamentali macroeconomici solidi, politiche di sostegno e crescente fiducia da parte degli investitori.
La posizione fiscale continua a essere gestita con prudenza. Il deficit per il 2025 (aprile 2024/marzo 2025) si è attestato al 4,8% del Pil, con un obiettivo di riduzione al 4,4% per il 2026 (aprile 2025/marzo 2026), a conferma di un equilibrio tra disciplina fiscale e sostegno alla crescita. Sul fronte esterno, il disavanzo delle partite correnti si è ridotto allo 0,6% del Pil dell'anno fiscale 2025, in miglioramento rispetto allo 0,7% dell'anno fiscale 2024, grazie al miglioramento della bilancia commerciale e alla stabilità delle rimesse.
L'inflazione, una delle principali preoccupazioni macroeconomiche a livello globale, è rimasta ben contenuta in India. L'inflazione dell'indice dei prezzi al consumo (Cpi) nel maggio 2025 si è attestata ad appena il 2,82%, ben sotto l'obiettivo del 4% fissato dalla Reserve Bank of India (RBI). Questa tendenza disinflazionistica non solo sostiene i redditi reali delle famiglie, ma crea anche spazio per l'allentamento monetario, contribuendo a ridurre il costo dei prestiti nell'economia.
Anche l'indebitamento delle famiglie in India è relativamente basso, il che rafforza ulteriormente il contesto macroeconomico. Con un debito delle famiglie pari appena al 42% del Pil, ben sotto la media della maggior parte dei mercati emergenti, il Paese mantiene un ampio margine per una crescita dei consumi trainata dal credito, man mano che i tassi d'interesse diminuiscono e il sentiment dei consumatori migliora.
Dopo le elezioni di maggio 2024, l'economia ha attraversato un rallentamento di metà ciclo, breve ma significativo. Questo periodo è stato caratterizzato da una temporanea riduzione della spesa pubblica e da un irrigidimento del credito al consumo, in particolare nelle aree urbane. Tuttavia, questa fase si è esaurita nel novembre 2024, seguita da una forte ripresa trainata dal rinnovato aumento della spesa pubblica e dall'allentamento delle condizioni di credito. Nell'anno fiscale 2026, questa ripresa ha registrato un'accelerazione. Nei primi due mesi dell'anno fiscale, la spesa in conto capitale del governo è cresciuta del 55% su base annua, riflettendo una forte volontà di promuovere la crescita guidata dalle infrastrutture.
La RBI, in risposta a un contesto disinflazionistico, ha adottato una politica monetaria accomodante. Dopo un taglio dei tassi di 25 punti base a febbraio 2025, ne è seguito un altro ad aprile e un intervento più deciso di 50 punti base a giugno, per un totale di 100 punti base di riduzione dei tassi. Parallelamente, la Banca centrale ha allentato le norme sui prestiti non garantiti e su quelli garantiti da oro, per stimolare il credito ai consumatori e alle piccole imprese. Questi interventi hanno contribuito ad allentare le condizioni finanziarie e a sostenere la domanda interna.
Anche la politica fiscale ha giocato un ruolo nel sostenere i consumi delle famiglie. Il taglio dell'imposta sul reddito delle persone fisiche deciso dal governo, in vigore dall'anno fiscale corrente, dovrebbe portare circa 15 miliardi di dollari direttamente nelle mani dei consumatori. Questa misura dovrebbe dare una spinta sostanziale ai consumi privati, uno dei motori principali della crescita del Pil.
Grazie a questi sforzi congiunti, le prospettive economiche per il 2026 appaiono decisamente più rosee. La crescita del Pil è prevista in un intervallo compreso tra il 6,5% e il 7%, e questo slancio migliorato si sta già riflettendo in risultati societari più solidi. Dopo una modesta crescita degli utili pari al 7/8% nell'anno fiscale 2025, si prevede che l'anno fiscale 2026 registrerà un'accelerazione significativa, con una crescita probabile tra la bassa e la media percentuale a due cifre. Il trimestre conclusosi a marzo 2025 ha già mostrato segnali positivi, indicando che il ciclo degli utili intrapreso una decisa ripresa.
I mercati azionari hanno reagito in modo positivo. Dai minimi del 6 marzo, l'indice Msci India ha guadagnato il 16%, riflettendo l'ottimismo degli investitori rispetto alle prospettive di crescita e alla maggiore visibilità sugli utili. Sebbene le valutazioni siano aumentate, con le prime 100 aziende che ora sono scambiate a circa una deviazione standard sopra la media decennale, i livelli di mercato restano supportati da fondamentali in miglioramento e da un contesto di tassi d'interesse più favorevole.
L'India appare inoltre relativamente protetta da alcune delle difficoltà economiche globali, comprese le possibili misure protezionistiche, come i nuovi dazi statunitensi. Il Paese mantiene un modesto disavanzo commerciale di 35 miliardi di dollari con gli Stati Uniti, di cui circa il 25% è rappresentato da esportazioni di farmaci generici, un segmento meno soggetto a misure tariffarie. Inoltre, si prevede che l'India concluda a breve un accordo commerciale con gli Stati Uniti, rafforzando ulteriormente le esportazioni e i legami commerciali bilaterali.
Guardando al futuro, ci sono tutte le premesse per un ciclo di crescita pluriennale. Con una stabilità macroeconomica, un forte sostegno politico, una domanda interna robusta e una redditività aziendale in ripresa, l'India è ben posizionata per offrire una crescita sostenibile degli utili compresa tra il 10% e il 15% nei prossimi tre o quattro anni. Con un'inflazione ancora sotto controllo e un ulteriore allentamento dei tassi, l'ambiente d'investimento è destinato a diventare ancora più favorevole.
La storia di crescita dell'India non è più solo una questione di potenziale: è ormai sostenuta da risultati concreti, credibilità politica e solidità strutturale. Con il giusto mix di strumenti fiscali e monetari, e un interesse globale crescente da parte degli investitori, l'India rimane una delle storie economiche più convincenti del decennio.
(Articolo a cura di Murali Yerram, Senior Vice President e Portfolio Manager di Franklin India Fund, Franklin Templeton Emerging Markets Equity)